Dove va oggi l’ istruzione? Non si tratta di una
domanda da poco. Una democrazia si regge o cade grazie al suo popolo e
al suo atteggiamento mentale e l’ istruzione è ciò che crea quell’
atteggiamento mentale. Malgrado ciò, assistiamo a cambiamenti radicali
nella pedagogia e nei programmi scolastici, sia nelle scuole che nelle
università, cambiamenti sui quali non si è riflettuto a sufficienza. La
maggior parte dei Paesi moderni, ansiosi di crescere economicamente,
hanno cominciato a pensare all’ istruzione in termini grettamente
strumentali, come ad una serie di utili competenze capaci di produrre un
vantaggio a breve termine per l’ industria. Ciò che nel fermento
competitivo è stato perso di vista è il futuro dell’ autogoverno
democratico. Come Socrate sapeva molti secoli fa, la democrazia è «un
cavallo nobile ma indolente». Per tenerla sveglia occorre un pensiero
vigile. Ciò significa che i cittadini devono coltivare la capacità per
la quale Socrate diede la vita: quella di criticare la tradizione e l’
autorità, di continuare ad analizzare se stessi e gli altri, di non
accettare discorsi o proposte senza averli sottoposti al vaglio del
proprio ragionamento. Oggi la ricerca psicologica conferma la diagnosi
di Socrate: la gente ha la preoccupante tendenza a sottomettersi all’
autorità e alle pressioni sociali. La democrazia non può sopravvivere se
non poniamo un limite a questi pericolosi atteggiamenti, coltivando l’
attitudine a pensare in modo curioso e critico. Fin dal tempo in cui
Socrate esortava gli ateniesi a non «vivere una vita senza indagine»,
sono soprattutto gli studi umanistici, e in particolare la filosofia, a
permettere di coltivare tali capacità. Coltivare l’ argomentazione di
Socrate favorisce inoltre un sano rapporto tra i cittadini nel momento
in cui essi discutono di importanti questioni all’ ordine del giorno. I
mezzi di comunicazione moderni amano le frasi lapidarie e la
sostituzione di un’ autentica discussione con l’ invettiva. Ciò crea una
cultura politica degradata. In un corso di filosofia, invece, gli
studenti imparano a sviscerare l’ argomentazione dell’ avversario e a
chiedere quali sono gli assunti sui quali essa si basa. Nel fare ciò,
spesso gli studenti scoprono che le due parti, in realtà, hanno molto in
comune e sorge in loro la curiosità di vedere in cosa realmente essi
divergono, anziché considerare la discussione politica semplicemente un
mezzo per segnare punti a favore della propria squadra e di umiliare l’
avversario. La filosofia contribuisce così a creare uno spazio realmente
deliberativo e questo è ciò di cui abbiamo bisogno, se vogliamo
risolvere gli enormi problemi che affliggono tutte le democrazie
moderne. Ai cittadini occorre anche la conoscenza della storia, i
fondamentali delle principali religioni e del modo in cui funziona l’
economia globale. Ancora una volta, gli studi umanistici sono essenziali
a questo sforzo di comprensione globale: lo studio della storia del
mondo e delle principali religioni, lo studio comparato della cultura e
la comprensione di almeno una lingua straniera, sono tutti elementi
essenziali nel favorire una sana discussione circa i pressanti problemi
del mondo. Inoltre, questo insegnamento storico deve includere un
elemento socratico: gli studenti devono imparare a valutare l’ evidenza,
a pensare da soli sui diversi modo in cui essa può essere collocata e
messa in atto nella realtà attuale. Perciò, per realizzare un’ idea
soddisfacente di cittadinanza globale, abbiamo bisogno anche della
filosofia. Infine, i cittadini devono essere in grado di immaginare come
appare il mondo agli occhi di coloro che si trovano in una situazione
diversa dalla loro. Gli elettori che prendono in esame una proposta che
interessa gruppi diversi (razziali, religiosi, ecc.) all’ interno della
loro società, devono essere in grado di immaginare le conseguenze che
tali proposte hanno sulla vita delle persone reali e ciò richiede un’
immaginazione coltivata. In che modo si coltiva l’ immaginazione? Tutti
noi veniamo al mondo muniti di una rudimentale capacità di positional
thinking, di pensare dal punto di vista degli altri, ma tale capacità,
solitamente, opera in un ambito limitato, nella sfera familiare, e
richiede un ampliamento e un perfezionamento intenzionali. Questo
significa che abbiamo bisogno della letteratura e dell’ arte, attraverso
le quali raffiniamo quello che il grande romanziere afro-americano
Ralph Ellison definiva il nostro “occhio interiore”, imparare a vedere
coloro che sono diversi da noi non soltanto come un minaccioso “altro”
ma come esseri umani totalmente eguali, con aspirazioni e obiettivi
propri. Ciononostante, in tutto il mondo, gli studi umanistici, l’ arte e
persino la storia vengono eliminati per lasciare spazio a competenze
che producono profitti, che mirano a vantaggi a breve termine. Quando
ciò avviene, le stesse attività economiche ne risentono, perché una sana
cultura economica ha bisogno di creatività e di pensiero critico, come
autorevoli economisti hanno sottolineato. Di recente, la Cina e
Singapore, Paesi che certamente non hanno a cuore lo stato di salute
della democrazia, vedendone l’ importanza ai fini dell’ innovazione e
della creazione di un ambiente di lavoro non corrotto, hanno attuato
vaste riforme dell’ istruzione, tali da conferire maggiore centralità
agli studi umanistici e all’ arte, sia nei programmi scolastici che in
quelli universitari. Dunque, nel lungo termine, la contrazione dell’
istruzione in realtà nuoce al benessere economico. Anche laddove ciò non
accade, gli studi umanisticie l’ arte sono essenziali per il genere di
governo democratico che le nazioni hanno scelto e per il tipo di società
che esse desiderano essere. Dobbiamo opporci con forza ai tagli agli
studi umanistici, sia nell’ istruzione scolastica che in quella
superiore, affermando con fermezza che tali discipline apportano
elementi senza i quali le democrazie moderne, come quella ateniese prima
di Socrate, sarebbero ancora una volta dominate da una mentalità
gregaria e dalla deferenza verso i capi carismatici. Questo sarebbe uno
scenario terribile per il nostro futuro. (Traduzione di Antonella
Cesarini) – MARTHA C. NUSSBAUM